Ci perdiamo tra i sentieri del nostro labirinto interiore fatto di confusione, desideri e paure che ci tengono imprigionate dove siamo e ci impediscono di eliminare ciò che non vogliamo più.


Inner Game: la lotta interiore tra i nostri “due Sé”

Inner game


Quante volte hai avuto la sensazione di essere divisa in due, come se una parte di te pensasse di non avere scelta mentre l’altra è semplicemente stufa del modo in cui vive e ha voglia di fare di testa sua!

Quella lotta tra chi pensi di dover essere e chi sei davvero è una guerra interna che in molte combattiamo.

Ma da dove inizia questa lotta?

La nostra mente è un campo di battaglia dove si affrontano desideri, aspettative, convinzioni e paure.

Una parte di noi cerca sicurezza, approvazione e risposte chiare, mentre l’altra brama libertà, espressione e autenticità.


Chi c’è sul campo di battaglia?

Due metà

Hai mai sentito quella vocina interna che ti giudica, ti limita, ti dice che non sei capace, non sei abbastanza brava, abbastanza bella, abbastanza forte, o non sei abbastanza e basta?

Se ti è capitato di sentirla, allora hai conosciuto il tuo “Sé 1” o “Sé pensante”, la tua parte analitica, quella che giudica, critica e controlla le tue azioni sulla base delle tue esperienze passate, delle tue paure e delle aspettative (spesso quelle degli altri).

Accanto al “Sé 1” c’è il suo antagonista, il “Sé 2” o “Sé agente”, la tua parte spontanea e creativa, quella che agisce guidata dalle tue capacità innate e il cui potenziale è pressoché illimitato.

Questi due “Sé”, presenti in ognuno di noi, sono costantemente in conflitto tra loro e influenzano i nostri pensieri e le nostre azioni, con ripercussioni sui risultati che otteniamo.


Il “gioco interiore” di Timothy Gallwey

Inner game

La battaglia dei due “sé” è alla base della teoria dell’”Inner game” o “Gioco interiore” di Timothy Gallwey, un istruttore di tennis che aveva capito che, durante una partita, i giocatori erano combattuti tra due parti interiori: una dava istruzioni su come muoversi, come tirare la palla, come piegarsi, ecc, concentrandosi sull’aspetto tecnico e criticando tutti gli errori commessi, mentre l’altra era immersa nel gioco godendosi la partita e provando il piacere di giocarla senza pensare troppo alla tecnica.

Il risultato della partita era determinato dall’interazione tra queste due parti.

A volte siamo consapevoli di questa interazione e riusciamo a sentire bene la nostra vocina interna che ci sgrida per qualcosa che abbiamo fatto o ci impone un certo comportamento perché consono a un determinato contesto.

Questa vocina è il nostro “Sé 1” che ci fornisce istruzioni su come comportarci, critica i nostri errori e ci impone ci correggerli.

Possiamo scegliere di ascoltarlo o di metterlo a tacere e, secondo la decisione che prendiamo, agiremo in un modo o in un altro.

Altre volte però il “Sé 1” è più subdolo, è nascosto e agisce senza che ce ne rendiamo conto.


La paura degli esami: un esempio comune a molti

Esame

Una situazione che molti sperimentano (io l’ho vissuta innumerevoli volte!!!) è la paura degli esami.
Il ricordo del prof. di fronte a me che mi guardava con aria minacciosa (almeno questo era quello che vedevo io) bastava a paralizzarmi e a riempirmi la testa di pensieri che toglievano spazio a tutto ciò che avevo appreso per quell’esame.

“Non ho studiato abbastanza. Andrà male. Gli sono antipatica e mi penalizzerà. Dicono che sia cattivissimo. Perché non ho letto anche quella nota microscopica? Mi chiederà proprio quella!” e una lunga lista di altre preoccupazioni disastrose, vanificavano ore e ore di studio e non mi permettevano di dare il meglio di me e di essere padrona di tutte quelle informazioni che avevo messo nella mia testa.

Basta poco per innescare un meccanismo perverso che, dalla paura di un esame, porta alla convinzione di non saper studiare, di non essere in grado di affrontare un percorso di studi, di non poter aspirare a una carriera lavorativa soddisfacente e altre s… mentali.

Ciclo perverso

Questo è il ciclo perverso nel quale finiamo quando ci lasciamo condurre da quel “Sé” subdolo che ci porta ad una errata percezione di noi stessi e a convinzioni che ci impediscono di dare il meglio. 

Ricordiamoci però che, accanto a questo “Sé”, c’è l’altro, quello buono, quello che sa che ce la possiamo fare.

Quel “Sé” sa quanto abbiamo lavorato, sa che qualunque sarà il risultato di quell’esame non avrà a che vedere con le nostre capacità intrinseche, sa che se abbiamo commesso un errore possiamo correggerlo e sa che siamo perfettamente in grado di affrontare la situazione.

Quando a parlare è questo “Sé”, il ciclo perverso diventa un ciclo sfidante e costruttivo.

Ciclo costruttivo


Cosa fare per migliorare la performance

Winnin formula

Gallwey spiega ulteriormente il funzionamento della nostra perfomance attraverso una semplice formula:

P (performance) = p (potenziale) – i (interferenze)

dove per interferenze si intendono non solo i fattori esterni ma anche fattori interiori come pensieri e convinzioni.

In questa formula, la performance è inversamente proporzionale alle interferenze: più queste sono elevate e peggiore sarà la performance.
Va da sé che, per aumentare la propria prestazione, è necessario ridurre le interferenze diminuendo l’influenza del “Sé subdolo” (Sé 1) e aumentando quella del “Sé costruttivo” (Sé 2).


La strategia che ti può aiutare

Una buona strategia parte sempre dall’osservazione di ciò che accade per arrivare ad un cambiamento con effetti che durino nel tempo.

Include:

  • Osservazione senza giudizio: osserva i tuoi pensieri e comportamenti con curiosità piuttosto che con spirito critico. Questo ti permetterà di essere consapevole del tuo dialogo interno e dei pensieri limitanti che ti ostacolano
  • Valutazione oggettiva: valuta con oggettività le tue risorse e le tue abilità
  • Accettazione: accetta ciò che non è in tuo potere cambiare e cerca soluzioni alternative
  • Apprendimento: guarda ai tuoi errori come opportunità di apprendimento e miglioramento piuttosto che come occasione di critica delle tue capacità
  • Accoglienza: accogli il tuo sé subdolo come parte di te senza combatterlo e impara a convivere con lui pacificamente
  • Fiducia: abbi fiducia nelle tue capacità


Conclusione

La lotta tra i nostri “due sè” non è qualcosa da vincere, ma da comprendere.

Più impariamo a conoscere le nostre contraddizioni, a fare pace con le nostre paure e a seguire il nostro vero desiderio, più troviamo equilibrio e autenticità.

È un processo continuo, fatto di alti e bassi, ma è proprio l’ascolto di questo continuo vociare interiore che ci permette di fare scelte consapevoli e di dare più spazio alla parte di noi che stiamo trascurando.

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